… si continua “Online”!

Alla luce del momento che stiamo vivendo, è stato necessario applicare al mio lavoro qualche <<modifica>>.

Per tutti noi si tratta di una situazione ‘sospesa’, la quotidianità viene ridefinita e ci si ri-organizza, con qualche timore, e molte speranze.

Tutti, dalle finestre illuminate delle nostre case spiamo fuori pensando a quanto tutto ci manca e a quando (vorremmo fosse il prima possibile) potremmo davvero passeggiare liberamente all’aperto.

Nel frattempo, mantenere i contatti ci fa sentire uniti, tra una telefonata e l’altra ci sentiamo meno impauriti, legati dalle nostre speranze comuni.

 

Offro quindi la possibilità di svolgere consulenze online, in video chiamata (skype, whatsapp), con l’intenzione e la voglia di accorciare queste distanze, e permettere un sostegno, anche da lontano, a tutti quelli che lo necessitino.

La prima consulenza, come di mia consuetudine, è gratuita: anche da “distanti” rimane importante, per un paziente, poter scegliere da chi essere accompagnato.

Sono disponibile per:

-colloqui psicologici con preadolescenti-adolescenti;

-colloqui psicologici con giovani adulti e adulti;

-colloqui di sostegno genitoriale.

 

Per informazioni e per fissare una prima video chiamata:

348-9934783

debora.govoni2@gmail.com

Dott.ssa Debora Govoni

La rabbia in preadolescenza: cosa sta succedendo?

 In preadolescenza arriva quel momento in cui i genitori si chiedono dove sia finito il loro bambino affettuoso e cosa gli sia successo.

All’improvviso, quel ragazzino ha cominciato ad infuriarsi con loro per ogni cosa, dichiarando di non sentirsi mai capito.

Tutto questo fa parte di un momento importante per il preadolescente, che comprende innumerevoli trasformazioni per lui.

In questo periodo, infatti, avvengono tanti cambiamenti a livello fisico, spesso <<disarmonici>> , quindi non facilmente accettabili.

Negli amici, il preadolescente trova un contesto esterno fondamentale, che gli permette gradualmente di scoprire aspetti di sé (cosa mi piace? Con chi mi trovo bene? Quali sono i miei interessi?).

E con i genitori?

I ragazzi, durante questa fase evolutiva, sperimentano la cosiddetta <<Disillusione>>  nei confronti delle figure adulte genitoriali e non (per es.adulti esterni: insegnanti, istruttori sport, ecc.).

Il preadolescente, per la prima volta, si accorge di come i genitori non siano onnipotenti e siano invece imperfetti, come la realtà circostante. Il ragazzo reagisce quindi, spesso, attaccando il genitore, sfidandolo, talvolta arrabbiandosi molto.

Questo suo movimento ha come obiettivo quello di SEPARARSI gradualmente dalle figure genitoriali, METTERE alla prova le proprie capacità personali ed, infine, RENDERSI AUTONOMI.

rabbia preadolescenza

Questo cambiamento destabilizza, dall’altra parte, anche i genitori, generando una sorta di loro <<disillusione>>  nei confronti del figlio, così altalenante negli atteggiamenti rispetto agli anni precedenti. Si tratta di un momento fondamentale per il preadolescente, che riconosce la realtà per quella che è e diventa sempre più autonomo, non dimenticando l’importanza delle figure genitoriali.

Anzi!

E’ proprio in questo momento che lui avrà più BISOGNO di loro.

In particolare, della presenza dei genitori, della loro coerenza (nelle regole, nei No, nelle piccole cose) e di una loro risposta ferma e decisa nei momenti di rabbia.

E’importante che, nonostante la rabbia, alcuni NO vengano fissati e mantenuti. Questo trasmette al ragazzo l’importanza di alcune regole e la costanza dei propri genitori: lui cerca punti fermi, decisi, che gli diano limiti e sicurezza.

Quando il figlio lo sfida, il genitore potrebbe sentire il desiderio di rispondere con aggressività. In quel caso, consiglierei invece di ribattere con decisione e fermezza, senza rabbia in eccesso, mostrando un ESEMPIO di modalità comunicativa differente, ma autoritaria, al ragazzo.

Infine, sottolineerei loro l’importanza di supportare il preadolescente in questo momento di transizione, comprendendone le difficoltà e affiancandolo nei momenti difficili.

 

 

Qualora abbiate domande o curiosità su questo tema, non esitate a contattarmi! 

Dott.ssa Debora Govoni: deboragovoni2@gmail.com   cell.348/9934783

Essere “ancora” single: hai paura di rimanere solo/a?

  • Nella società odierna essere “soli” pesa sempre di più.

Nonostante la precarietà lavorativa solleciti i giovani a rimandare i  progetti di vita futuri, secondo il pensiero comune persistono egualmente obiettivi inderogabili, come quello di avere un partner.

“Ma come, sei così carina e a 30 anni non hai una fidanzato?”  

“Alla tua età non puoi permetterti una casa tua?”

“Devi sbrigarti, ormai hai 35 anni.. quando lo vuoi un bambino?”

E’ infatti possibile che, con il passare degli anni, anche persone che non avevano mai cercato irrefrenabilmente di trovare qualcuno da avere accanto, comincino ad avere dubbi e alcune paure. Potrebbero, per esempio chiedersi: E se rimanessi sola/o?

La paura di rimanere single

La paura di rimanere single si può avere da sempre, o può crescere con il tempo. Questo timore può nascere da caratteristiche delle relazioni passate (di dipendenza, per esempio), da poca fiducia in se stessi o dalla sensazione di valere poco, se non accompagnati.

Oppure, la sensazione di sentirsi soli puó cominciare a diventare una realtà scomoda solo ora, perché si sente che “si dovrebbe assolutamente trovare qualcuno”.

E’ vero che amare e sentirsi amati fa parte dei bisogni più profondi degli esseri umani, ma è fondamentale non confondere questo con la sensazione di fallimento personale, o di qualcosa che non va.

Innanzitutto, è importante chiedersi quanto il pensiero degli altri stia condizionando la propria visione, quanto si desidera davvero avere un partner e di cosa si avrebbe bisogno.

Alcune persone potrebbero a tutti i costi cercare un compagno per coprire quel “+1” alle feste e per poter finalmente rispondere alle domande dei parenti, rendendosi conto col tempo che quella relazione le rende più vuote ed infelici di prima.

Altre persone “lottano” a tal punto per avere qualcuno al proprio fianco da ritrovarsi in relazioni terribilmente sbagliate o da cercare di mantenere storie che, da tempo, non funzionano più.

Le persone che provano questa paura tendono, infatti, ad adattarsi a relazioni che non le soddisfano, finendo per investire in individui che, in passato, non avrebbero mai considerato.

Se questo dovesse accadere, consiglio di pensare a quanto prendersi un momento per sé possa essere una soluzione di gran lunga più soddisfacente di una relazione vuota e complicata.

Prendersi tempo per capire cosa si sta cercando e perché lo si sta facendo è il primo passo per sentirsi meglio.

Abbandonando per un attimo l’idea che è in “un altro” che si può trovare quello che si sta cercando, si può  intanto cercare di vivere meglio a tu per tu con sé stessi.

Incominciando da qui,  si potrebbe poi trovare il coraggio di scegliere accuratamente le prossime persone da far entrare nella propria vita e con cui condividere quanto scoperto.

 

In un mondo ormai caratterizzato da connessione continua, scegliere di “scollegarsi” per un attimo potrebbe aiutare a concedersi tempo e a vedere questo momento di paura da una prospettiva diversa.

 

 

 

 

 

 

L’amore ai tempi di Tinder

Tinder, Facebook, siti d’incontri: la ricerca del partner online è diventata la nuova tendenza. Ci si avvicina virtualmente, conoscendosi e chattando online, per poi (forse) incontrarsi.

Ma quali sono i vantaggi di questa nuova modalità di ricerca?

Uno dei primi è quello di aver “abbattuto” qualsiasi limite del campo di ricerca. I ragazzi possono cercare nuovi match non solo nel proprio quartiere, ma nella propria città e nella propria nazione. Se prima le possibilità di successo erano poche, ora sono tantissime.

Un altro vantaggioè il superamento di un limite importante per i giovani di oggi: il tempo. In un mondo in cui il lavoro occupa la maggior parte del tempo, ritagliarsi un momento per le nuove conoscenze è sempre più difficile. Perché dunque non optare per una ricerca online, che permette di dedicarsi alle nuove conoscenze ovunque e in ogni momento?

Il terzo vantaggio è l’assenza del momento più faticoso, quello dell’approccio: quella battuta che pone inizio al flirt, intrisa di imbarazzo e vergogna, che misura la capacità di “saperci fare”. Senza questo obbligo non si rende forse tutto più leggero?

Ma cos’è che rende queste app/siti così avvincenti?

L’incontro virtuale, eliminando indici importanti quali voce, mimica ed aspetto fisico del partner, permette ai ragazzi di vivere le propri fantasie liberamente, guidati dal desiderio di gratificare ogni proprio bisogno.

E’ dentro questa nuova relazione online che ogni ragazzo sperimenta il rapporto che ha sempre cercato e voluto.

Mi ha fatto sorridere leggere come questi incontri vengano paragonati alle “cotte adolescenziali”, quegli amori idealizzati che si cucivano addosso a qualsiasi ragazza, nati da un’immagine o da una piccola sensazione.

Questo spiegherebbe come mai molti ragazzi che chattano preferiscano rimanere online, resistendo alla possibilità di un incontro reale. Conoscersi “dal vivo” introdurrebbe aspetti della realtà dell’altra persona che potrebbero non coincidere con questa immagine idealizzaamore ai tempi di Tinderta, togliendo spazio alla propria fantasia. Ecco perché incontrarsi personalmente comporta un rischio forte, che alcuni preferiscono non correre.

Sicuramente, la ricerca online ha uno scopo difensivo: immergersi nelle fantasie, in alcuni casi, è molto più comodo. Ma, perché no, può essere anche un modo per conoscere meglio se stessi e cosa si sta cercando, assumendosi poi il rischio di incontrarsi davvero.

 

Adolescenti: cosa chiedono agli adulti?

L’adolescente a volte, all’adulto, appare incomprensibile.

Passa improvvisamente da momenti di euforia, “parlantina” e auto-ironia, ad attimi di furiosa rabbia e chiusura, fino ad arrivare al cliché di”sbattere la porta e chiudersi in stanza”.

Ma, quindi, questi adolescenti cosa stanno cercando di dirvi?

Che cosa vogliono davvero i vostri figli?

I principali bisogni degli adolescenti si possono sintetizzare in due grandi categorie: i bisogni relativi al corpo e alla propria immagine corporea e i bisogni definiti “sociali”.

I primi si legano ad un forte interesse per il proprio corpo e per la propria immagine, nonché alle attrazioni verso l’altro sesso. Quello che il figlio adolescente chiede al proprio genitore è di affiancarlo in queste nuove scoperte e sensazioni in modo rassicurante. In questo momento, lui necessita di stabilità, coerenza, presenza discreta ma anche limiti e divieti, dove necessari.

Tra i bisogni sociali vi sono invece desideri di sicurezza, indipendenza ed autenticità.

L’insicurezza è tratto caratterizzante di quest’età. L’adolescente si trova in bilico tra cambiamenti corporei e ricerca di una propria identità coerente. Per questo motivo, necessita di conferme e grandi certezze da parte dell’adulto, che possono essergli trasmesse principalmente attraverso comunicazioni non verbali.

L’indipendenza a cui aspira, invece, si riferisce ad una possibilità d’azione e di pensiero che si allontana da quella famigliare e diventa, gradualmente, solamente sua. Questo bisogno potrebbe apparire, il più delle volte, sotto forma di scontro e ricerca di conflitto, con l’obiettivo di differenziarsi.

E’ in questi momenti che l’adolescente richiede stabilità e un adulto che non psicologa bologna; adolescenticeda, né risponda agli attacchi.

Attraverso questi atteggiamenti l’adolescente cerca di dimostrare che può scegliere per sé, ed è importante che questo suo volere venga accettato.

Per quanto possa risultare scontato, trasmettergli il messaggio di essere se stesso e di avere fiducia nelle sue scelte personali, è il passo più importante.

Consiglio, quindi, agli adulti di riferimento di dare ai propri figli adolescenti la possibilità di riparare se hanno commesso un errore, ricordandogli che si può sbagliare, ma che possono comunque recuperare e farcela.

D’altronde, ogni tanto, sarebbe utile volgere lo sguardo al passato e constatare che anche voi, in quel periodo della nostra vita, non eravate poi così diversi dai vostri figli.

 

Qualora abbiate domande o curiosità su questo tema, non esitate a contattarmi! 

Dott.ssa Debora Govoni: deboragovoni2@gmail.com   cell.348/9934783

 

 

 

Gelosia: cos’è e perché la proviamo?

Molti di noi sanno bene cosa significhi convivere con attacchi di gelosia.

Chi può dire di non averla mai provata?

In fondo, la gelosia non è altro che il profondo timore di perdere una persona per noi importante, a causa della presenza di un terzo che pensiamo possa portarla via. Ognuno di noi può averla provata, anche se ad intensità e a livelli differenti.

Vi sono diverse gelosie, da quelle basate su fatti reali ed oggettivi a quelle che si manifestano per sospetti e fantasie infondate. Soprattutto le ultime, infatti, nascono spesso da dinamiche inconsce appartenenti al passato, che è importante riconoscere e trattare.

Le gelosie eccessive possono sfociare in relazioni patologiche, dove il controllo dell’altro è l’espressione di un’importante dipendenza affettiva. In questo caso, è fondamentale riconoscere la criticità di queste manifestazioni e cercare di elaborarle prima che comportino spiacevoli conseguenze.

Ma come nasce la gelosia?

Questo sentimentogelosia; psicologa bologna viene ricollegata al nostro desiderio infantile di essere l’unico oggetto d’amore dei genitori e al bisogno di sentirci amati.

E’ proprio in quel momento che può comparire la gelosia nei confronti del genitore del sesso opposto e verso il fratellino o la sorellina, percepiti come rivali in questa “lotta d’attenzione”. L’insorgere di questa gelosia dipenderà dall’atteggiamento genitoriale nel riconoscere e mediare certe manifestazioni nei propri figli.

I due principali tipi di gelosia sono:

1.gelosia equilibrata: caratterizzata dal timore e dalla preoccupazione di essere abbandonati dalla persona di cui siamo innamorati, basata sia su fatti reali che immaginati. Le persone colpite da questa gelosia tendono a colpevolizzarsi per l’eventuale perdita subita o immaginata, nutrendo sentimenti di inadeguatezza ed ostilità nei confronti dei rivali in amore.

2.gelosia proiettata: contraddistinta da una proiezione sul compagno di proprie fantasie inconsce e impulsi repressi inerenti a un possibile tradimento del partner. Si attribuiscono, quindi, all’altro pensieri e desideri proibiti che non si vogliono riconoscere e accettare.

E’ consigliabile riflettere su quanto della nostra storia personale stiamo proiettando sulla relazione con il nostro partner attuale e su come si possa tentare di “lavorarci” autonomamente, senza coinvolgere o fare soffrire l’altro.

La gelosia, in fondo, presenta un forte paradosso: si alimenta con il bisogno di attenzione e vicinanza ma, nelle sue forme più estreme, rischia di allontanare.

Questo forte sentimento, se eccessivo, potrebbe infastidire il partner, rendendolo schivo, preoccupato e, in alcuni casi, desideroso di trasgredire quei limiti imposti dal compagno, per poter riacquistare la sua libertà.

Essere fedeli dovrebbe poter essere una scelta, libera e profonda, lontana da convezioni sociali precostituite o da gelosie imposte. Quindi, quando vediamo che questa gelosia comincia a “controllarci”, prendiamo in mano la situazione e lasciamo che il nostro partner scelga, liberamente, di scegliere sempre e solo noi.

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