Bambini: difficoltà a studiare?

 

difficoltà di studio bambini; psicologia infantile; dsa

 

E’ piuttosto comune che un bambino non abbia voglia di studiare, o che comunque lo studio gli crei qualche difficoltà.

Anche a voi è capitato di vedere vostro figlio deconcentrarsi o avere problemi nello svolgimento dei compiti?

Come comportarsi in queste situazioni?

Ecco alcuni consigli su come affrontare le difficoltà scolastiche.

E’ importante, per il genitore, chiedersi quale sia la causa delle difficoltà e iniziare l’indagine confrontandosi con il proprio figlio.

Un primo ascolto attento permetterà al bambino di sentirsi maggiormente compreso e risulterà utile al genitore per farsi un’idea sulla reale gravità della situazione.

Non tutti i casi sono uguali, ognuno potrebbe infatti evidenziare problemi differenti.

Alcuni bambini potrebbero riscontrare difficoltà inerenti all’apprendimento, oggi comunemente definite Dsa. Trattasi di disturbi legati al  lessico, ai calcoli matematici e alla scrittura. La diagnosi del Dsa è di norma svolta sottoponendo il bambino a test psicodiagnostici specifici, ed è di competenza di un Neuropsichiatra. Molte scuole, in ogni caso, sono dotate di sistemi di screening volti a individuare la problematica, al fine di segnalarla ai genitori.

Potrebbero invece emergere difficoltà di tipo emotivo, metodologico o di concentrazioneNei casi di minore gravità, il problema può essere risolto in ambito familiare, garantendo al bambino ascolto e un aiuto concreto. Qualora tuttavia i rimedi adottati non diano frutti, è opportuno rivolgersi a uno psicologo, concedendo al bambino uno spazio personale nel quale si senta libero di esternare i propri pensieri.

Il bambino potrebbe, per esempio, non sentirsi all’altezza del compito, reputandosi inadeguato. In questa situazione, è fondamentale garantirgli un sostegno forte e costante, che possa trasmettergli fiducia.

Non va escluso a priori, tuttavia, che si tratti di un problema meramente metodologico. In tal caso, la soluzione migliore è aiutare il proprio figlio a inventare un nuovo metodo di studio, più interessante e magari persino più divertente del precedente.

Qualora il problema sia individuabile in una tendenza alla deconcentrazione, occorre individuare ciò che preoccupa il bambino. Avendo dato sfogo ai suoi pensieri, egli potrà così successivamente impegnarsi sul compito con “la testa più leggera”.

In conclusione, in tutti i casi sopra esaminati, l’arma principale che ogni genitore ha a disposizione è il dialogo. Solo attraverso un contatto diretto con il bambino sarà infatti possibile individuare il problema e decidere che soluzione adottare per risolverlo.

Se avete domande o curiosità su questo tema, non esitate a contattarmi!
Dott.ssa Debora Govoni: deboragovoni2@gmail.com
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